Il testo è una rivisitazione della “Spedizione dei Mille”, notissima e semisconosciuta, con l’intento di “entrare dentro e di rivivere” un’affascinante vicenda della storia patria, breve ed intensa, ricca di personaggi e di avvenimenti di cui, spesso, si ricordano i nomi e null’altro. Sullo sfondo è tratteggiata una gara avvincente fra Cavour, occulto ideatore dell’impresa, e Garibaldi l’esecutore.
Ognuno dei due personaggi vuole realizzare l’unione con il Regno delle Due Sicilie: Cavour, conseguente al proprio “progetto Cavour/disegno di ribellione” usando il Nizzardo soltanto a mo’ di miccia, di innesco e con una esplosione conclusiva affidata all’Esercito di Vittorio Emanuele.
Garibaldi, al contrario, vuole essere miccia ed esplosione… autore fino in fondo della Spedizione.
Ancora: Cavour vuole l’espansione più grande possibile dello Stato Sabaudo… Garibaldi, al contrario, vuole soprattutto l’unità nazionale… pur se per averla bisognerà accettare che sia uno Stato monarchico con Vittorio Emanuele primo re d’Italia… “un re con me sempre buono…”.
Dalla “rivisitazione storica” del testo, tra gli autorevoli personaggi della Spedizione di cui l’Autore traccia profili storici e caratteriali, Giuseppe Garibaldi rimane il più preferito, il “suo eroe”.
Tuttavia l’Autore privilegia la tecnica di “illuminare” ogni momento importante della esaltante avventura con obiettività, riportando testimonianze e pareri di personaggi talora perfino antitetici a Garibaldi, nell’intento di privilegiare la “verità storica” per quanto umanamente possibile.
Interessanti peculiarità del libro sono rappresentate dai riferimenti ampi e dettagliati su vicende particolari e aspetti poco noti, quali ad esempio l’insediamento dell’Arma quasi fin dagli inizi della vicenda, il coinvolgimento di cosa nostra e della camorra; il ruolo della massoneria, la consistenza e l’operatività dell’Armata di Mare, dell’Esercito Borbonico e dell’Esercito Meridionale Italiano.
Emerge anche una “rivalutazione” del combattente meridionale, che non teme confronti e impropriamente inteso come facente parte di un “esercito da barzelletta”, ma verso cui Garibaldi ha sempre mostrato rispetto e ammirazione; sue le parole: “…con la truppa napoletana andrei ovunque…”.
Scopo autentico dell’Autore è di consentire al Lettore di prendere coscienza d’appartenere ad un Popolo che ha saputo in passato “fare” imprese ritenute impossibili e che conserva ancora intatte tutte le potenzialità per affrontarne ben altre, ardue e difficili, purché guidati da ideali di progresso e civiltà. Così come, contestualizzando ai tempi nostri, pare voglia indicare che solo uniti si potrà superare la “maledetta crisi contemporanea” e vincerla!
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