Il male è pronunciato tale nell'atto del giudizio, evidentemente nel momento in cui la coscienza morale lo qualifica per tale: dunque, in questo senso, l'aspetto gnoseologico prevale giustificandone le definizioni di "banalità", "idiozia", "inconsistenza", "insussistenza", "umiltà" e altro. Ma questo aspetto non può elidere l'altro, di effettività e realtà del male. Come insegnava Carlo Antoni, il problema si rivela un problema di logica dialettica, dove gli aspetti realistico-ontologico e logico-metodologico finiscono per intrecciarsi e corrispondersi di continuo.
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