Tra chi accetta i dogmi dell’economia classica, anche quello del profitto imprenditoriale meno misurato, e chi, attraverso un neocapitalismo industriale, giustifica l’uso della tecnologia avanzata invocando le «sante» leggi dell’efficienza e della competitività dell’impresa, Sen, di contro al demone di un riformismo svincolato non solo da ogni ragione interna, ma anche da ogni tensione morale, caparbiamente indifferente ai richiami di un order of equity, avverte le contraddizioni insite negli ingiustificati entusiasmi manifestati dal potere del mind framing dei gruppi economici e politici organizzati, i quali negano che un’economia di mercato possa costituire un requisito essenziale della stessa comunità umana. Evitando gli opposti scogli di un individualismo resistente a ogni interventismo politico negli affari economici, e di uno statalismo marcatamente lesivo per la produzione e la ricchezza, le riflessioni di Sen costituiscono, a dispetto della demagogia populista, un ripensamento di quelle «regole» tese a liberare la rappresentanza democratica da ogni incrostazione ideologica. Nella geografia della riflessione politica del secolo appena iniziato, che si attarda, colpevolmente, nelle politiche manipolative dell’indifferentismo etico del mercato, la via di uscita da una democrazia nata più dalle circostanze che da un disegno politico consapevole, consiste nel lasciarsi alle spalle l’assordante silenzio di una società, che, trasformata l’illegalità da eccezione in regola, imprudentemente si incaglia nelle secche dell’oligarchia e della demagogia.
Lungi dall’avallare la dittatura statocratica, che mostra particolare attenzione per le istituzioni svincolate dalla monocraticità del potere pubblico, i suggerimenti di Sen si traducono nell’invito a non obbedire alle macchinazioni di un capitalismo sgangherato senza concorrenza e senza mercato. La vera riforma delle riforme va ricercata non già nel potere collusivo degli intellettuali organici alla burocrazia, ma nella sicurezza sociale raggiunta attraverso il rispetto dello Stato di diritto e delle sue istituzioni. Va ricercata nella costituzione di una comunità che percepisca i bisogni di ognuno, che si innervi in un ordine nuovo, un ordine retto da principi etici condivisi. Retto da norme sostanziali tese al raggiungimento di un interesse generale non incrinato da rapporti di forza.
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